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SCADENZE FISCALI: PER QUANTO TEMPO CONSERVARE I DOCUMENTI?

Scadenze fiscali

Scadenze fiscali, tasse e normative: sono moltissimi i fattori da considerare quando si parla di spese per la casa. Tra bollette, dichiarazioni dei redditi, atti relativi all’immobile e molti altri documenti, le nostre scrivanie a fine anno sono sommerse di carte: si può avvertire il forte desiderio di fare pulizia e liberare spazio.

Attenzione ai tempi

Prima di decidere di liberarsi definitivamente dei vecchi documenti è fondamentale sapere che ognuno di questi ha una durata specifica: è dunque obbligatorio conservarli per un determinato lasso di tempo, nel caso in cui il Fisco voglia procedere con accertamenti o verifiche.

Atti notarili, donazioni, rogiti, atti di matrimonio, nascite e separazioni: questo tipo di documentazione dev’essere conservata per sempre, in quanto si tratta di attestazioni importanti che possono risultare utili in qualsiasi momento della vita. Altri tipi di documenti, al contrario, hanno una sorta di “scadenza” che va da un minimo di sei mesi ad un massimo di dieci anni: le ricevute di spese alberghiere o di ristoranti, per esempio, devono essere conservate per almeno sei mesi; le quietanze relative a assicurazioni, retta della scuola o della palestra sono invece valide per dodici mesi così come le spese di trasporto intra UE (diciotto mesi in caso di trasporto in località extraeuropee).

Le parcelle dei professionisti e le fatture di ditte o artigiani vanno conservate per tre anni, i documenti del bollo auto per quattro; multe, contravvenzioni, ricevute d’affitto e utenze domestiche per cinque. Hanno una durata di più lunga invece le documentazioni relativi alle tasse: per IMU, TASI e TARI è di sei anni, nel caso di estratti conto bancari, canone RAI e bollette dei telefoni mobili è di dieci anni.